Quando pensiamo ad una miniera potremmo visualizzare i sette nani della Disney che estraggono rubini, topazi e diamanti.
Nella miniera Streppenosa ogni luccichio è legato all’acqua ed al carsismo.
Diamanti d’acqua pendono da stalattiti, grosse concrezioni giallo rossastre testimoniano il ferro contenuto nella roccia ed il nero, si il nero è l’elemento predominante della miniera, ma non certo quello del buio assoluto che vi domina.
La miniera Streppenosa è una delle miniere d’asfalto del comprensorio ibleo più caratteristiche; una miniera abbandonata da 100 anni in cui la forte componente carbonatica, la neotettonica e la presenza di petrolio nel sottosuolo hanno creato un mix fantastico.
Non è facile trovare un ambiente così in Europa.
In Italia l’asfalto ha costituito una importante risorsa economica solo in due siti: a Ragusa e nella Majella abruzzese. L’attenzione per la pietra pece nel ragusano è testimoniata sin dal periodo greco, ma i manufatti più interessanti sono quelli medievali e della ricostruzione dopo il terremoto del 1693. Pavimenti, colonne, capitelli, fonti battesimali e acquasantiere, lastre tombali sono in ogni angolo del barocco ibleo riconosciuto dalla UNESCO patrimonio dell’umanità.
Ma l’asfalto di questa miniera serviva a ben altro. Nel XVIII secolo si diffonde in Europa l’uso di un granulato da stendere lungo la principale viabilità per evitare il fango e la polvere. Alla periferia di Ragusa, in contrada Tabuna, le prime compagnie (francesi e inglesi) iniziano lo sfruttamento della “pietra pece” nel 1865 e solo 20 anni dopo i fratelli Kopp, provenienti dalla Germania, cavano questo calcare impregnato di petrolio in questa località non lontana da Modica.
Con il bitume di Streppenosa, trasportato in Germania per mare con grandi mercantili, si asfalta Berlino.
Nel 1914, al massimo della produzione, le miniere vengono abbandonate, requisite e demanializzate visto che la Germania è nemica degli italiani nel primo conflitto mondiale.
Da quel momento inizia un processo di rinaturalizzazione che vede protagonisti l’acqua e l’olio minerale il quale continua, ancor oggi, a sgorgare dalla roccia in colate e piccole polle.
Gli ospiti della miniera Streppenosa, venuti in visita una settimana fa, sono venti geologi norvegesi della società Concedo Asa Norway (www.concedo.no) , una compagnia di servizi che opera nei mari del Nord Europa e la Sezione di Scienze della Terra del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali del prof. Catalano.
Una visita organizzata con Max Melli, geologo di esperienza internazionale e grande studioso della geologia del ragusano.
Per loro gli Iblei sono un’avventura, ma anche un laboratorio per creare parallelismi con la stratigrafia dei loro paesi d’origine. Oggi, per la prima volta, possono entrare nelle viscere della roccia e vedere da vicino l’olio che impregna e sgorga dai calcari iblei.
Un’esperienza unica perché per un geologo del petrolio, che studia fra carte e profili simici, entrare nel giacimento e osservarlo da dentro non è cosa da poco.
Silvio Cassarino
geologo ragusano
dirigente presso la Soprintendenza di Ragusa
Yes in Sicily vuole valorizzare le risorse del nostro territorio così da attrarre interesse turistico ma anche desiderio di studio e confronto tra culture diverse.
Per fine agosto 2016 è in programma un evento esclusivo di escursione delle miniere del ragusano e delle applicazioni che la pietra estratta ha avuto nell’architettura barocca .
Un weekend che sarà un’avventura nel passato, accompagnati da esperti di speleologia e trekking e da archeologi alla scoperta della pietra che ha fatto Ragusa ed il suo barocco.